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A cosa serve il saturimetro?

A cosa serve il Saturimetro?

Il saturimetro, conosciuto anche con il nome di pulsossimetro oppure ossimetro, è un dispositivo medico di dimensioni molte esigue che viene generalmente utilizzato per monitorare la quantità di ossigeno nel sangue, più specificatamente la saturazione dell’ossigeno.
L’aspetto di questa piccola apparecchiatura lo fa somigliare a una clip o a una molletta ed effettivamente la funzione è simile, viene posizionato su una determinata parte del corpo, solitamente sul dito, ma possibile anche l’impiego tramite lobo dell’orecchio, che in modo totalmente indolore e innocuo restituisce i valori precisi di ossigenazione sanguigna permettendo così all’operatore sanitario o al medico la prescrizione di una terapia ossigenativa supplementare.

Come abbiamo appena visto, il pulsossimetro serve per monitorare il grado di ossigenazione del sangue. Apparentemente potrebbe sembrare che il compito svolto da questa minuscola apparecchiatura sia quasi secondario, la realtà, invece, è che le informazioni che è in grado di ricavare dalla lettura del flusso sanguigno possono in molti casi fare la differenza tra la vita e la morte. Sappi, infatti, che sono numerose e differenti le cause per cui l’ossigenazione può riportare delle anomalie:

· Assunzione di farmacoterapia polmonare.

· Apnea notturna.

· Fasi postoperatorie.

· Insufficienza cardiaca.

· BPCO o broncopneumopatia cronica ostruttiva.

· Asma.

· Polmonite.

E abbiamo citato solamente le casistiche più comuni, come si può ben capire, quindi, uno strumento che, seppur piccolo, è essenziale.

Ha controindicazioni?

Il saturimetro, benché nasca effettivamente come strumentazione atta prettamente a un utilizzo specialistico medico, proprio per la sua natura risulta assolutamente privo di controindicazioni. Presenta un’invasività praticamente nulla e si caratterizza per una facilità d’uso che lo rende ideale anche per un impiego domestico.

Quali sono i valori normali di saturazione dell’ossigeno?

La saturazione di ossigeno nel sangue, indicata anche tramite la sigla SpO2, è una stima approssimativa della quantità di ossigeno presente nel sangue. Solitamente un valore di Spo2 uguale o superiore al 95% è considerato pienamente normale; uno che invece faccia registrare una percentuale pari o inferiore al 92% è un chiaro segno distintivo che il sangue viene scarsamente ossigenato con conseguente rischio concreto sulla salute generale, ad esempio potrebbe portare a dolori localizzati nella zona toracica, dispnea e tachicardia.
E proprio temi come le pulsazioni e la frequenza cardiaca sono strettamente connessi a quello dell’ossigenazione. Con il termine frequenza cardiaca s’indica una stima del numero di volte in cui il tuo cuore è soggetto a contrazioni in un minuto. Generalmente un valore normale si ha tra i 60 e i 100 battiti al minuto.
Naturalmente è imprescindibile che i valori vengano testati in fase di riposo assoluto, qualora, ad esempio, siano successivamente a dell’attività fisica, potrebbero riportare delle anormalità come SpO2 leggermente inferiore e frequenza cardiaca di poco superiore.

Come funziona?

La cosa più incredibile di questo piccolo dispositivo è che il suo funzionamento è un autentico prodigio della scienza. Il principio fisico di base su cui si basa è quello della spettrofotometria, branca che si occupa della luce visibile.
La luce è quella che viene emessa da alcune sorgenti luminose poste nella parte superiore del saturimetro che hanno il compito di raggiungere un rilevatore di luce posto nella parte inferiore. Cosa succede quando un dito viene posizionato tra le due estremità? Una parte di luce verrà inevitabilmente assorbita dal dito, la restante raggiungerà il rilevatore senza problemi.
La quantità di luce che viene assorbita dal dito, però, non è casuale, dipende anzi da precisi fattori e proprietà fisiche ed è proprio il calcolo che il pulsossimetro fa di queste proprietà che determina il grado di ossigenazione finale.
Una delle componenti presenti nel sangue che provoca l’assorbimento della luce è l’emoglobina. Il saturimetro sfruttando a proprio vantaggio la legge fisica di Beer, secondo cui “la quantità di luce assorbita è proporzionale alla concentrazione della sostanza che assorbe la luce”, calcola la quantità di luce che raggiunge il rilevatore e, per esclusione, ottiene il valore esatto di quella assorbita. Solitamente a una maggiore presenza di emoglobina è associato un maggiore assorbimento di luce. Affascinante, vero?

In che ambiti viene utilizzato?

Oltre ai già citati, un saturimetro può essere impiegato anche in altri differenti ambiti, tutti con una notevole importanza nel loro settore di riferimento. Vediamone qualcuno.

· Per testare l’efficacia di un nuovo farmaco polmonare.

· Per avere un quadro preciso di una situazione respiratoria compromessa.

· Per un monitoraggio vitale di un paziente che già usufruisce di un ventilatore polmonare.

· Per verificare in tempo reale il grado di SpO2 durante e/o dopo un intervento in cui si è reso necessario ricorrere alla sedazione.

· Per valutare l’efficacia dell’ossigenazione e dell’ossigenoterapia supplementare in un paziente che per la prima volta si è sottoposto a tale terapia.

· Per determinare se si è in grado di poter sostenere un aumento più o meno incisivo dell’attività fisica di riferimento.

· Per valutare con precisione i valori di respirazione durante il tracciato del sonno in un paziente che soffre di apnee notturne.

Il saturimetro inoltre è diventato uno strumento indispensabile nell’era della pandemia da Coronavirus Covid-19 SARS-CoV-2, per tenere sotto controllo i sintomi relativi alla malattia.

Inoltre ultimamente è stata usata l’intelligenza artificiale per sviluppare una App per smartphone che scopre la tosse da COVID-19.

Come usarlo?

Finora ci siamo occupati di un impiego esclusivo in ambiente ambulatoriale, data la semplicità d’uso dell’apparecchio, però, è possibile sottoporsi anche a una procedura domestica senza incorrere in rischi e facendo sì che i risultati siano pressoché combacianti.
Per prima cosa sappi che affinché l’ossimetro possa consegnare una lettura dei valori il più fedele possibile a quelle che sono le proprietà fisiche del soggetto, è necessario che il dito scelto e utilizzato sia caldo, accertarsi quindi di questo piccolo dettaglio prima di eseguire qualsivoglia tentativo.
Per quel che riguarda la scelta del dito, generalmente è stato e tuttora si utilizza l’indice, tuttavia in tempi recenti è sorto uno studio che ribaltava questa credenza e consigliava che la scelta ricadesse sul medio, in quanto dito principale della mano dominante. In realtà, le differenze che si possono ottenere cambiando dito sono assolutamente impercettibili e praticamente ininfluenti alla fine del risultato finale.
L’aspetto fisico delle dita ha anch’esso una sua importanza e più precisamente è opportuno che le unghie non siano così lunghe da essere motivo di ostacolo o di intralcio per il polpastrello, gli smalti, soprattutto se di colori scuri, vengano tolti così come le unghie finte che potrebbero falsare la misurazione.
Una volta seguite queste indicazioni preliminari, si può cominciare inserendo correttamente il dito all’interno del dispositivo, posizionando precisamente la sonda e non effettuando movimenti bruschi fino al completamento della lettura dei valori.